Dropbox, storage cloud aperto ai quattro venti
La piattaforma sul banco degli imputati: questa volta l’accusa è di aver mentito in merito alle effettive pratiche di sicurezza impiegate per la protezione dei dati personali degli utenti
Per Soghoian tale rassicurazione sarebbe semplice aria fritta: i file “cifrati” archiviati online sarebbero perfettamente accessibili a chiunque lo volesse, sia che si tratti di agenzie governative interessate a ficcarvi il naso, detentori del copyright interessati a denunciare gli utenti o anche dipendenti di Dropbox dotati delle peggiori intenzioni possibili.
In conseguenza a quello che ha scoperto sul conto della “sicurezza” dello storage telematico di Dropbox, Soghoian chiede ora a FTC che l’azienda venga obbligata a chiarire ulteriormente le modalità di gestione dei dati degli utenti e che i possessori di account “Pro” vengano rimborsati. Dropbox, neanche a dirlo, sostiene che l’accusa è infondata.
Alfonso Maruccia
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