Italia, pacchetto Europa con banda larga?
Il maxi-emendamento del Governo potrebbe riaprire al piano strategico nazionale per le connessioni broadband. Ma si tratta ancora solo di voci, senza conferme
In tutto ciò dovrebbe altresì trovare spazio, appunto, il rilancio del Piano strategico nazionale per la banda larga e ultralarga, finanziato da vecchi e nuovi fondi strutturali europei, dal fondo per lo Sviluppo e dalla Cassa depositi e presiti.
In realtà si tratta ancora di tanto fumo: già si sapeva che non vi era niente di ufficiale, per definizione, nelle indiscrezioni, ma la Presidenza del Consiglio ha comunicato esplicitamente che “eventuali testi in circolazione non corrispondono a quanto esaminato e approvato nel Consiglio dei Ministri appena concluso”.
L’unica cosa certa, insomma, è che un testo è stato approvato e che in esso sono contenute “un complesso di misure urgenti a sostegno della economia italiana nello scenario di una sfavorevole congiuntura che sta investendo l’Europa” indirizzati dalle richieste della Banca Centrale europea e dalle “intese raggiunte nell’ultimo Vertice dell’Unione”.
Altri provvedimenti approvati nel corso della seduta di ieri comprendono un disegno di legge per la ratifica e l’esecuzione dell’Accordo fra l’Italia ed il Kazachstan sulla cooperazione in materia di lotta alla criminalità, e uno schema di regolamento per riconoscere agli enti locali la possibilità di istituite un’imposta di soggiorno a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive.
Altra certezza è che il testo ha la forma di un maxi-emendamento al disegno di legge di stabilità “che recepisce gli impegni assunti dal Presidente Berlusconi nella sua lettera all’Unione europea del 26 ottobre scorso.”
Sul punto “banda larga”, poi, sembrano addensarsi non poche ombre: innanzitutto perché il Governo sembrava aver accantonato questa strada non ritenendo di avere le risorse necessarie a seguirla, e vederla ritirare nuovamente in ballo nel momento di massimo sforzo sembra contraddittorio.
Certo, proprio pochi giorni fa era stata Assoprovider a scrivere al Ministro Romani affinché fossero rivisti i contributi amministrativi per incentivare lo sviluppo della banda larga, con una serie di azioni che secondo l’associazione dei provider non peserebbe sulla spesa pubblica facilitando al contempo l’accesso di nuovi operatori e quindi nuovi introiti per le casse dello stato.
In pratica, Assoprovider propone una serie di misure di razionalizzazione nell’utilizzo delle frequenze nonché nuove forme di investimento per le NGN: afferma che “un nuovo imprenditore nel settore delle reti dati in una città con più di 200mila abitanti, a causa degli attuali contributi amministrativi, per acquisire il suo primo cliente del servizio rete dati deve versare allo Stato un contributo amministrativo annuale di 55mila euro”. Per questo l’associazione chiede una razionalizzazione dei contributi amministrativi previsti dall’ allegato 10 del D.lgs. 259/03 (Codice delle Comunicazioni Elettroniche) con l’introduzione di una nuova fascia contributiva per il settore. La situazione attuale, sottolinea, costituirebbero una barriera d’ingresso di nuovi operatori e quindi un ostacolo alla concorrenza.
Si tratta, insomma, dell’ennesimo appello da parte delle associazioni di categoria affinché la banda larga sia considerata una risorsa e non un peso.
Claudio Tamburrino
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