EA e il futuro dei micropagamenti
L’advertising interno ai videogame non rappresenterebbe più una sufficiente fonte di reddito. In crescita i meccanismi di microtransazioni introdotti da attori come Zynga
Colpa – o merito, a seconda dei punti di vista – dei metodi di pagamento introdotti da player come Zynga, uno dei massimi alfieri di quel fenomeno in costante crescita conosciuto come social gaming. Pagare anche pochi centesimi di dollaro per un’arma speciale frutterebbe di più che far apparire una determinata marca su un veicolo.
I micropagamenti rappresenterebbero dunque una forma molto più stabile di profitto, come provato da EA dopo l’uscita di Battlefield Heroes (che adotta sia le pubblicità interne che i meccanismi adottati dai social game). Il publisher a stelle e strisce aveva in quell’occasione stipulato un accordo con l’azienda produttrice di bibite Dr Pepper.
I gamer a stelle e strisce potevano in sostanza acquistare una lattina e sfruttare uno speciale codice per ottenere una bonus feature all’interno del gioco. Questo tipo di integrazione pubblicitaria avrebbe certo dato i suoi frutti, ma non sarebbe destinata – secondo EA – al successo su larga scala.
Mauro Vecchio
News
- L’auto è sempre più connessa
- Nel 2015, 7 apparecchi connessi a testa
- 2014: al Politecnico di Milano si studierà in inglese
- Le ferrovie italiane stanno per cambiare?
- Google Currents anche in Italia
- Currents, prima prova dell’aggregatore di Google
- Google+, restyling e 170 mln utenti
- Il Comune di Livorno si vende su eBay: all’asta oggetti e beni comunali
- L’Ue: ritardo nella banda larga costa all’Italia l’1,5% del Pil
- Musica digitale, l’Italia cresce sempre più canzoni in mobilità